Eretico, pertinace, impenitente... sono le tre parole che condannano al rogo Giordano Bruno; in realtà non sono mai le parole a condannare gli uomini, ma sono gli uomini che si servono delle parole per prevaricare. In ogni caso non è mai il sapere a bruciare l'ignoranza, ma è piuttosto il contrario.
Erètico agg. e s. m.
(f. -a) [dal lat. tardo haeretĭcus, gr. αἱρετικός, propr. «che sceglie»; v.
eresia] (pl. m. -ci). – 1. Chi, pur facendo parte di una chiesa o confessione
religiosa, si fa promotore, sostenitore o seguace di un’eresia; in partic.,
chi, essendo membro della Chiesa cattolica, nega pertinacemente o anche
soltanto mette in dubbio qualcuna delle verità rivelate o dei dogmi di fede:
gli e. dei primi secoli del cristianesimo; essere condannato come e.; come
agg.: setta e., gente e., ecc.
Pertinace
agg. [dal lat. pertĭnax -acis, comp. di per-1 (che indica
insistenza) e tĕnax -acis «tenace»]. – 1. Che dà prova di grande costanza e
tenacia nel proprio modo di pensare e di agire: essere p. nei propositi, nel
perseguire i proprî fini; e Libertade affretto Più ognor deluso e p. amante
(Foscolo). 2. Ostinato, irriducibile, accanito: la p. oppressione ed i
quotidiani arresti (F. De Sanctis); in partic., spec. nel linguaggio della
morale cattolica, di chi persiste ostinatamente nel male, nel peccato,
nell’errore. Meno com. con sign. più generico, insistente, persistente: una
pioggia, una febbre pertinace.
Impenitènte agg. [dal
lat. tardo impoenĭtens -entis, comp. di in-2 e part. pres. di poenitere
«pentirsi»]. – Che non si pente delle proprie colpe, che persiste nei proprî
errori: peccatore i.; morire i., senza pentirsi di una vita di peccati e di
colpe; talora sost.: pregare per gli impenitenti. Per estens., non com.: fare
una fine, una morte impenitente. Fig., scherz., di persona ostinata in una sua
condizione o in un’abitudine (malsana o ritenuta tale) da cui non si vuole
staccare: è uno scapolo i.; un bevitore, un fumatore, un giocatore, un
donnaiolo impenitente.
(www.treccani.it)
«Giordano Bruno
venne mandato al rogo perché non voleva
conformarsi, sottomettersi a Verità presupposte e assolute. Eretico, pertinace,
impenitente... lo giudicava il tribunale della Santa Inquisizione Romana
presieduto personalmente dal papa, che lo condannava ad essere bruciato vivo in
piazza Campo de' Fiori il 17 febbraio del 1600. Ma la pertinacia e
l'ostinazione di Giordano Bruno è la forza della ragione e il coraggio della
libertà. Per la dignità di ciascuno e di tutti. Per una società di liberi e di
eguali, dove ognuno possa essere portatore del diritto fondamentale di avere
diritti. Era la religione civile a cui approda la rivoluzionaria filosofia del
Nolano. Sono oggi i principi scritti nella Costituzione Repubblicana che non a
caso pone a proprio valore supremo la laicità dello Stato. Perché senza laicità
non c'è possibilità di emancipazione mentale, politica, sociale, economica; ma
solo sopruso! Nel momento storico di crisi che stiamo vivendo, è necessario
ripartire dalla dignità dell'individuo. E Giordano Bruno ci chiama ad alzare la
testa per sconfiggere caste e corruttele, per non essere schiacciati da
fantomatiche leggi di mercato, per riaffermare con vigore la dignità di esseri
umani liberi e pensanti, che vigilano per l'affermazione e l'estensione di libertà
- giustizia - uguaglianza.»
(Maria Mantello, presidente dell'Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno")
Nessun commento:
Posta un commento