mercoledì 17 marzo 2021

San Patrizio! ma quanto sai davvero sul santo patrono d'Irlanda?

Perché il 17 marzo?

È semplice: la data segna la morte del santo. Patrizio morì nel 461 a Saul, nella contea di Down. Fu qui che fondò la sua prima chiesa in un piccolo e semplice granaio dopo essere arrivato nelle vicinanze, alla foce del fiume Slaney. È sepolto nella tenuta della Down Cathedral di Downpatrick e la sua tomba è contraddistinta da una lapide in granito delle Mourne Mountains. Per chi ne celebra lo spirito originario, il giorno di San Patrizio è una giornata tradizionale per un rinnovamento spirituale.


Quando si svolse la prima parata?

È interessante il fatto che la prima parata del giorno di San Patrizio non si svolse in Irlanda ma a Boston, negli Stati Uniti, nel 1737. Questa venne seguita da una parata "ufficiale" a New York nel 1766. L'Irlanda arrivò un po' più tardi, con la prima parata organizzata a Waterford nel 1903, mentre Dublino si unì al gruppo nel 1931. Oggi la parata di Dublino è un evento enorme, colorato, teatrale, che si svolge nel centro storico della città, con vivaci spettacoli e bande internazionali.


Chi ha inventato la festa di San Patrizio?

Fai un brindisi in onore di Luke Wadding, un frate francescano irlandese di Waterford il cui costante impegno trasformò il 17 marzo in un giorno di festa. Nato nel 1558, Wadding morì a Roma nel 1657 e i suoi resti sono sepolti nel collegio S. Isidoro, da lui fondato. Se visiti la National Gallery of Ireland, potrai ammirare un dipinto del frate di Carlo Maratta, mentre nella città di Waterford è commemorato con una statua fuori dalla French Church (Greyfriars).


Si svolgono parate insolite?

In tutta l'Irlanda troverai parate di ogni genere - brevi, lunghe, giocose o serie - dalla più grande di Dublino alla più mattutina di Dingle, nella contea di Kerry, dove ha inizio alle sei del mattino. Ad Armagh si svolge un festival lungo una settimana, mentre a Belfast una parata e un concerto. La parata più breve al mondo era quella di Dripsey, nella contea di Cork, da un pub all'altro. Purtroppo la parata non si svolge più ma potrai comunque festeggiare con l'annuale Dripsey Vintage Tractor and Car Run (gara di trattori e auto vintage).



San Patrizio era davvero irlandese?

No, non era nato qui. Si ritiene che San Patrizio fosse originario del Galles o della Scozia, dove venne rapito all'età di 16 anni e portato come schiavo in Irlanda del Nord. Una volta nel Paese, venne mandato sulla Slemish Mountain nella contea di Antrim per pascolare le pecore. Durante la sua fuga, però, ebbe una visione e tornò in Irlanda per diffondere il cristianesimo. Fu su quest'isola che rimase per il resto della sua vita, a pregare, battezzare e costruire chiese fino alla sua morte, avvenuta nel 461 nella contea di Down.



 Dove andò in Irlanda?

In tutta l'Irlanda vi sono luoghi associati a San Patrizio, il che mostra quanto abbia viaggiato questo santo del V secolo. La Rock of Cashel, nella contea di Tipperary, e Croagh Patrick, nella contea di Mayo, sono tra i più famosi ma ce ne sono molti altri. Segui il St Patrick’s Trail in Irlanda del Nord e potrai visitare le due incredibili cattedrali di Armagh dedicate al santo, oltre alla Saul Church e al St Patrick Centre nella contea di Down.



 San Patrizio scacciò davvero i serpenti?

La tradizione vuole che in Irlanda non vi siano serpenti grazie al santo patrono, che li scacciò nel mare. È una bella storia, ma la maggior parte degli scienziati oggi ritiene che i serpenti non siano mai esistiti in Irlanda. Ti interessa sapere di più sulla storia naturale dell'Irlanda, rettili inclusi? Fai un salto al meraviglioso Museum of Natural History su Kildare Street a Dublino e scopri di più sulla fauna della nostra isola in un antico e adorabile edificio vittoriano.



Perché le persone si vestono di verde?

Il verde è ora sinonimo del giorno di San Patrizio: tutte le persone di origini irlandesi in ogni parte del mondo indossano qualcosa di verde il 17 marzo. L'indossare qualcosa di verde divenne una tradizione solo nel XIX secolo. Fino ad allora, il colore più comunemente associato a San Patrizio era il blu. Oggi è tutto giada e smeraldo, muschio e oliva, quindi anche a Casteltermini il 17 marzo, non dimenticare di indossare qualcosa di verde.

SAN PATRIZIO, IL PATRONO DELL’IRLANDA, DEI PAZZI (E DEGLI INGEGNERI)

domenica 7 marzo 2021

Sono fatto così... (1)








Tutto questo tempo a parlare di libri, tutta la vita praticamente... ma non ho mai scritto nulla su come è fatto un libro!

         Per prima cosa un excursus storico velocissimo e senza grandi pretese. Possiamo dire che il precursore del libro fu la pergamena[1]; gli scrittori occidentali infatti utilizzavano questo supporto per i loro testi più lunghi ed è proprio dall’arrotolamento di queste pergamene che deriva la parola “volume” «cosa avvolta, rotolo (di pergamena o di papiro)», dal latino volvĕre «volgere».

         La necessità di “rilegare” più pergamene non c’era ancora, poiché i testi greci e latini non superavano quasi mai le 30 pergamene ed erano facilmente gestibili. Fu con l’avvento del Cristianesimo che è cominciata a sorgere la necessità di qualcosa di più simile all’attuale libro, sebbene già nel I sec. a.C. i romani cucivano delle tavole di legno insieme e che chiamano Codici.

         Tuttavia furono i primi cristiani indigeni dell’Egitto a portare la prima innovazione sco­prendo che, piegando fogli di pergamena o papiro a metà e cucendoli attraverso la pie­ga, era possibile produrre un libro sul quale poteva essere scritto in entrambi i lati. I libri avevano spesso due tavole in legno che li racchiude­vano, molto simili nella funzione ai “piatti” anteriori e posteriori dei libri moderni. Di fatto la forma del codice permise un significativo miglioramento facilitando la consultazione, il trasporto, la produzione libraria e favorendo l’abbassamento dei costi.

         Nel medioevo i libri venivano scritti e trascritti a mano dagli amanuensi che, nella maggior parte dei casi, erano monaci o religiosi. I luoghi adibiti alla trascrizione dei codici erano gli scriptoria. Lo scriptorium era una grande sala illuminata da numerose finestre. I monaci lavoravano il più possibile vicino a queste per avere luce a disposizione. È in questo periodo che la legatoria diventa un’arte sempre più necessaria e raffinata. I metodi manifatturieri medievali risultavano molto costosi e con la stampa per largo consumo, sono rimasti solamente in alcune culture più tradizionali o in edizioni di pregio.

         Con la diffusione in Europa della carta proveniente dall’Asia e l’invenzione della stampa a caratteri mobili, la diffusione, grazie anche alla grande riduzione dei costi, dei libri  ricevette una forte impennata. L’arte della legatoria si avvale da allora della flessibilità dei nuovi mezzi,  realizzando prodotti più uniformi, ma arricchendosi di formati pagina sempre più vari e adatti al contenuto e alle tasche degli acquirenti.

         Sarà con la crescente richiesta di libri, conseguenza della crescente alfabetizzazione che si ebbe con la diffusione della stampa, che si modificarono le abitudini dei legatori che si trovarono a dover massimizzare la quantità di prodotto finito sacrificando sempre di più l’aspetto artistico del loro lavoro. Insomma i libri hanno lasciato il mondo dell’artigianato per accedere a quello industriale.

    L’arte della legatoria ha assunto oggi una dimensione di nicchia, ma non è sparita del tutto. Entrando in una libreria commerciale, raramente ci capiterà di incorrere in libri di pregevole fattura, li dobbiamo cercare e pagare, poiché non si tratterà di edizioni economiche.   

         Oppure...


    Dorso - Il “dorso” o “costa” o “costola” del libro è la parte della rilegatura che copre le pieghe dei fascicoli, cuciti o incollati. È la parte visibile quando il volume è riposto in libreria di taglio e che riporta generalmente titolo, autore ed editore.

    Coperta o copertina - La coperta del libro moderno è costituita dai cartoni rigidi e dal dorso per le rilegature rigide oppure dal cartoncino meno spesso che avvolge e tiene incollato il blocco dei fogli della brossura. Nei primi libri, la sua funzione era prettamente pratica, nel proteggere il manoscritto e renderlo facilmente consultabile. Nel libro moderno ha acquisito una finalità promozionale rilevante, diventando di fatto il primo biglietto da visita verso il lettore, volta a catturare la sua attenzione e poi il suo acquisto.

    Piatto - Il “piatto” è uno dei due cartoni rigidi che costituiscono la copertina del cartonato. Si distinguono:

  • Piatto superiore o Prima di copertina o semplicemente Copertina essendo dal punto di vista grafico la parte più in vista del libro
  • Piatto inferiore o Quarte di copertina o meglio conosciuta come Quarta per il ruolo promozionale che ha assunto in epoca odierna.

    Cuffia - Parte della rilegatura alle estremità del dorso, la quale, non avendo lo spessore dei piatti cartonati e non essendo fissata al fascicolo dei fogli, è sostenuta dal capitello della rilegatura su cui si appoggia leggermente, come una cuffia appunto. Si hanno due cuffie: quella di testa e quella di piede del libro. 

    Capitello - Rinforzo cucito alle due estremità del dorso, con fili di cucitura di diverso colore alternati (l’effetto zebrato che si vede nell'immagine). In molte edizioni odierne, sono presenti dei finti capitelli incollati, per simulare una legatura a filo ove c’è una legatura incollata. 

    Cerniera - Congiunzione tra piatto e dorso nella legatura cartonata. In quel punto è la tela (o la carta) che tiene saldo il piatto al dorso ed è dove si fa forza per aprire completamente il libro. 

    Angoli - Estremità esterne dei piatti, dall’altra parte del dorso.
Assente nella brossura, ma anche nei cartonati odierni. Solo in alcune edizioni pregiate, l’angolo veniva protetto da un’applicazione in materiale pregiato, dalla pelle all’argento.

Libro, sono fatto così... puntata 2

Fonti:
Webnauta.it
tsd.altervista.org
treccani.it
Bled semestrale di informazione

[1] pergamèna s. f. [dal lat. pergamena, femm. sostantivato (sottint. charta «carta») dell’agg. Pergamenus «di Pergamo» (v. pergameno), per il fatto che i metodi di fabbricazione di questo materiale ebbero un particolare sviluppo sotto gli Attalidi, re di Pergamo (3° e 2° sec. a. C.)]. – 1. Pelle di agnello (ma anche di pecora, capra, vitello, ecc.) che, dopo accurato lavaggio e dopo essere stata liberata dal pelo, viene resa morbida mediante immersione in una soluzione di acqua e calce, quindi scarnata e infine sbiancata con ammoniaca e acqua ossigenata: mantenuta tesa su un telaio, viene fatta essiccare e inoltre, nel caso di pelli di agnello e di agnellone, rifinita sia dalla parte interna (carne) con la scarnitura, sia dalla parte esterna (fiore) con la raschiatura, eseguite con appositi strumenti; in quanto pelle non conciata, a differenza del cuoio, presenta la rigidità e la consistenza della carta grazie all’allineamento delle fibre di collagene in strati, dovuto al processo di essiccatura sotto tensione.

venerdì 5 marzo 2021

La dieta di Rondelli: F come...

 


F come Food? No… Frutta, frutta? Cos’è? F come fratello… che poi mio fratello poverino non c’entra niente… sono gli altri che mi fanno domande imbarazzanti: ma perché non corri come tuo fratello? E cu m’assicuta? (e chi mi rincorre?);  ma to frati cchiu siccu assa’ è di tia! (ma tuo fratello è molto più magro di te!) e allora? 

Lo vogliamo lasciare in pace questo povero fratello? Che colpa ne ho io se a lui piace correre? che colpa ne ho se lui è magro? Tuo fratello è più in forma di te… più in forma di me? E chi lo ha detto? Abbiamo scelto forme diverse… lui oblunga, io… rotonda, e credetemi in valore assoluto io sono più in forma di lui, rotonda chiaramente… mi ispiro a Budda!

Mi hanno detto che per perdere un chilo dovrei fare circa 12000 passi, per raggiungere il mio peso ideale dovrei non mangiare e fare 516.000 passi. Andare in Svizzera a piedi e morto di fame... mi tengo Budda!

La dieta di Rondelli: A come...

La dieta di Rondelli: B come...

La dieta di Rondelli: C come...

La dieta di Rondelli: D come...

La dieta di Rondelli: E come...


mercoledì 3 marzo 2021

Amistanza... una parola "conviviale"

 


Ha ancora senso leggere i classici? Al giorno d'oggi chi legge parla o scrive di classici sembra farlo solo per ostentazione, ostentazione del "poco" chiaramente, perché dei e sui classici è stato detto tanto, forse tutto, sicuramente sono state dette cose molto più interessanti di quelle che leggerete in questo piccolo contributo. Ma rondellisono è il mio (Leopardi mi perdoni) "quaderno di appunti e abbozzi annotati senza nessun ordine"; i miei pensieri li condivido con uno sparuto gruppo di amici accomodanti. Per questo posso confessare senza vergogna che in un pomeriggio di attesa, mentre ero in macchina, mia moglie alla guida, ad aspettare che una gentile infermiera mi frugasse le cavità nasali alla ricerca del terribile virus, ricerca fortunatamente vana, ho portato con me il Convivio. Ho voluto così approfittare, nel silenzio e nell'attesa, della profondità dei contenuti, espressa con austera freschezza, di un classico. Forse per esorcizzare la paura. E' stato in questa occasione che mi sono imbattuto nella parola "amistanza". Vi condivido il brano in questione:

Da questo nasce lo vocabulo del suo proprio atto, Filosofia, sì come de lo amico nasce lo vocabulo del suo proprio atto, cioè Amicizia. Onde si può vedere, considerando la significanza del primo e del secondo vocabulo, che Filosofia non è altro che amistanza a sapienza, o vero a sapere; onde in alcuno modo si può dicere catuno filosofo secondo lo naturale amore che in ciascuno genera lo desiderio di sapere. (Dante Alighieri, Convivio, III, XI, 6)

 Anche se il senso è facile da dedurre e porta alla parola gemella citata "amicizia", ne approfitto per svelare, a quei pochi che ancora non la conoscono, l'esistenza di una meraviglia che risponde al nome di Treccani Enciclopedia Dantesca, utile in ogni occorrenza collegata al Sommo Poeta.

Riguardo al termine questo è quello che leggiamo nella già citata Treccani Enciclopedia Dantesca:

amistanza. - Provenzalismo (amistansa, da amistat, per scambio di suffisso), sinonimo di ‛ amistà ' e ‛ amicizia ' (v.), il secondo di uso ancor più sporadico, più esteso invece il primo, è legato sia alla forma di mediazione francese sia (e ancor meglio) a quella latineggiante dall'accezione monocorde, a scopi quasi puramente funzionali o etimologici; ed è quindi privo non solo di rilevanza ideologica ma anche dei valori medievali-cavallereschi annessi ai paralleli franco-provenzali (cioè " familiarità ", " dimestichezza ", oppure " lega ", " alleanza "), pervenuti ai siciliani dalla lirica trobadorica.

Ricorre un'unica volta in D., in Cv III XI 6, che è luogo esclusivo anche per ‛ amicizia ': ulteriore riprova della vicinanza, anzi dell'interscambiabilità dei due termini in D., considerati poi strettamente prosastici come il più frequente e complesso ‛ amistà '. E singolare inoltre che il termine ‛ amicizia ' (nelle sue tre varianti lessicali, di cui a. sembrerebbe la più duttile in senso ritmico-prosodico) manchi nella poesia di D. e in particolare nella Commedia, che pure è tanto folta di ‛ amici '; e che D. si serva di una variopinta fraseologia e di locuzioni diverse (con ‛ amore ', amare ', ‛ affetto ', ecc.) per esprimere tale concetto, rinunciando al sostantivo astratto e annettendo ogni carica semantica o allusiva non tanto al concreto quanto piuttosto a situazioni, toni, atmosfere, sottintesi sentimentali o ideologici: non molti ‛ amici ' dunque (almeno lessicalmente dichiarati) e punta ‛ amicizia ', in verbis; o meglio ‛ amicizia ' sì, ma lumeggiata per silenzi in concreti rapporti o in colloqui ideali con ‛ amici ' tanto presenti al suo spirito da poter essere sottaciuti.

Nel luogo in questione, poi, a. assume senso figurato in quanto risulta riferito a ente o nozione ideale, come corollario di un'equazione ideologica istituita in una sorta di ferrea proporzione (filosofo sta a Filosofia come amico ad amicizia): Onde si può vedere, considerando la significanza del primo e del secondo vocabulo, che Filosofia non è altro che amistanza a sapienza, o vero a sapere.