mercoledì 20 novembre 2019

Ti candidi, ti scelgo, ti dimetti... e arriva Gianciotto!

 


    Quando in classe affrontiamo un argomento, raccomando ai miei alunni di andare oltre, di esercitare il loro spirito critico, di non fermarsi a quello che dico e neanche a quello che dice il libro. Di recente, mentre parlavamo di Paolo e Francesca, protagonisti del celeberrimo Quinto Canto dell’Inferno, ho accennato alla versione della storia raccontata da Boccaccio[1], secondo il quale Francesca sposò Gianciotto con l'inganno,  perché le fu indicato Paolo come sposo  che, invece,  era solo il portavoce del fratello  Gianciotto. La cosa strabiliante è che il mio alunno Calderone mi ha chiesto la fonte di quello che stavo affermando...

    Andiamo ai fatti così come li racconta Boccaccio. Il padre di Francesca era messer Guido da Polenta il vecchio, signore di Ravenna e Cervia, tra i da Polenta e i Malatesta da Rimini vi fu una “lunga guerra e dannosa”. Volendo “comporre una pace”, per renderla più duratura, decisero che la giovane e bella figlia di Guido, Francesca, sposasse Gianciotto Malatesta. Alcuni amici di Guido però conoscevano Gianciotto, per cui dissero a messer Guido:

         “Guardate come voi fate, percioché se voi non prendete modo ad alcuna parte, che in questo parentado egli ve ne potrà seguire scandolo. Voi dovete sapere chi è vostra figliuola, e quanto ell’è d’altiero animo; e, se ella vede Gianciotto, avanti che il matrimonio sia perfetto, né voi né altri potrà mai fare che ella il voglia per marito. E perciò, quando vi paia, a me parrebbe di doverne tener questo modo: che qui non venisse Gianciotto ad isposarla, ma venisseci un de’ frategli, il quale come suo procuratore la sposasse in nome di Gianciotto".

    L’inganno sarebbe stato indurre Francesca a credere che il candidato a sposarla fosse Paolo, che era solo uno specchietto per le allodole, perché in realtà il marito a lei destinato era Gianciotto. Paolo, scattata la trappola, si sarebbe ritirato. Un inganno terribile perpetrato, non dimentichiamo, con la complicità di Paolo e ordito dal padre di lei, al quale importava solo di mantenere al sicuro il suo potere, non preoccupandosi di compiere un’azione spregevole, specie perché Gianciotto era, sempre secondo Boccaccio, “sozzo della persona e sciancato”.

         Continuiamo con Boccaccio, che chiarisce un’altra parte dell’inganno: “Era Paolo bello e piacevole uomo e costumato molto; e, andando con altri gentiluomini per la corte dell’abitazione di messer Guido, fu da una damigella di là entro, che il conoscea, dimostrato da un pertugio d’una finestra a madonna Francesca dicendole:

- Madonna, quegli è colui che dee esser vostro marito.

E così si credea la buona femmina; di che madonna Francesca incontanente in lui pose l’animo e l’amor suo”. La truffa è compiuta, Francesca si vide mettere accanto Gianciotto e non Paolo, che era l’eletto dal suo cuore. Il giovane, dimesso e mesto, Malatesta lasciò il campo al fratello, ma a malincuore... perché nel frattempo si era innamorato della bella cognata. «Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona, che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende». 

    Giocoforza se lasci la paglia vicino al fuoco questa prima o poi si incendierà e così accadde, i due cognati s’innamorarono perdutamente, ma la cosa non sfuggi al gelosissimo Giangiotto! «Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona». L’uomo tradito dal fratello voleva ucciderlo e forse, sempre secondo la versione di Boccaccio, risparmiare Francesca: “[...] Entrato Gianciotto dentro, incontanente s’accorse Paolo esser ritenuto per la falda del corsetto, e con uno stocco in mano correndo là per ucciderlo, e la donna accorgendosene accioché quello non avvenisse, corse oltre presta, e misesi in mezzo tra Paolo e Gianciotto, il quale avea già alzato il braccio con lo stocco in mano, e tutto si gravava sopra il colpo: avvenne quello che egli non avrebbe voluto, cioè che prima passò lo stocco il petto della donna, che egli aggiugnesse a Paolo. Per lo quale accidente turbato Gianciotto, sì come colui che se medesimo amava la donna, ritirato lo stocco da capo ferì Paolo e ucciselo: e così amenduni lasciatigli morti, subitamente si partì e tornossi all’ufficio suo. Furono poi li due amanti con molte lacrime, la mattina seguente, seppelliti e in una medesima sepoltura”.

«Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense».

         Povera Francesca le avevano fatto credere che il candidato a sposarla fosse Paolo, lei lo aveva eletto nel suo cuore, ma lui si era dimesso dal suo ruolo per dare spazio a Gianciotto...  che brutto inganno tradire la fiducia di chi ti ha scelto!

         Antonio Montanari però sostiene che quella di Paolo e Francesca non è stata una storia d'amore, ma un delitto politico...

 In nome di Leonardo (ovvero sull’impossibilità di fare satira a Casteltermini)



[1] G. Boccaccio, Il comento alla Divina Commedia, lez. XIX e XX

 

giovedì 7 novembre 2019

LE DIVERTENTI “PIRATERIE”DI FRANCESCO PIRA, RIFLESSIONI SPARSE SULLA NOSTRA VITA SOCIAL (MEDINOVA)


 

Il volume scritto dal sociologo e giornalista, edito da Medinova, è una sorta di manuale di sopravvivenza, per sorridere e comprendere i nostri tempi sui nostri tempi. I diritti d’autore devoluti per l’acquisto di vaccini per i bimbi

 

Le pagine dei giornali ed i servizi televisivi riportano quotidianamente episodi di cronaca, legati soprattutto alle conseguenze legate ad  un uso improprio della rete e delle nuove tecnologie. Eppure accade di rado che vengano proposti servizi, attraverso i quali  creare delle valide occasioni per riflettere su quanto esse abbiano effettivamente condizionato e/o modificato la quotidianità di ciascuno. Internet, Facebook, Instagram  e gli smartphone hanno  fornito nuovi codici e nuovi linguaggi che di fatto hanno impostato la comunicazione su ritmi prima impensabili ed impostato le relazioni su modalità di interazione, dettate dal qui ed ora, dal tutto e subito.

In questo panorama, arriva come una meteora Francesco Pira, autore di “ PIRATERIE – riflessioni brevi di vita social” (Medinova pp. 136, euro 11), che in questo ultimo  libro ha raccolto 81 articoli, pubblicati  dal 17 gennaio 2017 al 16 settembre 2018, sul quotidiano “La Sicilia” in un’apposita rubrica, denominata PIRAterie, che ogni domenica si è meritata la Terza Pagina del giornale. E’ il primo volume che Pira pubblica con Medinova, l’intraprendente casa editrice di Favara, presieduta da Antonio Liotta. I due sono legati da una splendida amicizia che si è concretizzata anche in eccellenti collaborazioni culturali. La copertina è già tutto un programma. Appare la faccia di un PIRA..TA dagli occhi buoni magistralmente disegnato da uno dei più grandi artisti siciliani, Nicolo D’Alessandro, palermitano collaboratore di Repubblica, vero Maestro d’arte ed eccellente intellettuale. E’ riuscito a nascondere dietro la faccia di questo PIRATA l’autore, giocando con il suo cognome. La foto della quarta di copertina di Pira è una bravissima fotografa ed autrice di reportage straordinari in giro per il mondo, la taorminese Lidia Bolognari.

Un testo che nella sua prefazione porta la firma del giornalista Antonello Piraneo, Direttore Responsabile Quotidiano La Sicilia, il quale sottolinea “l’importanza di questo volume che rappresenta non solo la compiuta raccolta di un anno di PIRAterie, ma soprattutto il momento di sintesi di un percorso intellettuale ed umano, nel quale chi legge si sente pienamente coinvolto. Un saggio interessante  ed originale per questo suo modo di porre la nostra società 2.0 e di porsi senza falsa retorica: le nuove tecnologie sono ormai parte di noi, caratterizzano la nostra quotidianità e garantiscono la fruizione personalizzata dei contenuti -sono le sue parole-. Francesco Pira da bucaniere «globalizzato» diviene protagonista di incursioni dell’intelletto che, con brio e un pizzico di ilarità, inducono  il lettore ad interrogarsi  sul suo rapporto con  i mezzi di comunicazione,  con gli smartphone, le applicazioni  per andare  insieme oltre il dato oggettivo che, supportato da solide basi teoriche, diviene occasione di una più approfondita analisi sociologica da vivere e condividere. Il piglio giornalistico regala istantanee nelle quali ciascuno ha la possibilità di rivedersi e, sorridendo, porsi delle domande”.

Il testo è suddiviso in dodici sezioni che sottolineano i tratti salienti del mutamento sociale in atto, commentando gli articoli che vengono riportati, in modo da  offrire per ogni macro-area  una chiave di lettura per mezzo della quale invitare   il lettore a riflettere sui suoi comportamenti e in questo modo magari porsi in maniera critica nei confronti delle nuove tecnologie e della rete.

Ho ritenuto utile il contributo  che da giornalista oltre che da studioso e ricercatore -afferma  Francesco Pira-ho potuto offrire attraverso degli articoli che siano capaci di restituire in modo semplice ed immediato gli oggetti delle mie ricerche così da scattare delle istantanee sulla nostra quotidianità, focalizzando l’attenzione su temi di grande interesse e che condizionano, seppure noi spesso non ne abbiamo consapevolezza,i nostri comportamenti e la nostra esistenza non solo di singoli individui, ma soprattutto le relazioni interpersonali”.

 

E le ricadute sul tessuto sociale sono evidenti, come ha evidenziato Cristina Graziano, docente di Lettere e giornalista che firma la post-fazione: “il fatto di cronaca, il dato scientifico, una ricerca condotta in qualsiasi parte del mondo sono stati “vissuti” quali occasioni di approfondimento sociologico da restituire alle “masse” con un piglio giornalistico di effetto grazie ad un uso fluido della scrittura  e ad un tono a tratti scanzonato che, costruendo con padronanza situazioni comunicative leggere, porta il lettore, pure quello distratto, a riflettere. E così il professore Pira, da novello Orazio, “denuncia” i vizi umani con l’obiettivo di concorrere a sviluppare un nuovo ispirato ai criteri dell’equilibrio e della misura nell’impiego delle nuove tecnologie. D’altronde «In medio stat virtus» sostenevano già i latini e la propensione a guardare avanti, dettata dal progresso e dall’individualismo, talora ci induce a perdere il nostro «essere umano»”.

La nota editoriale è firmata dalla giornalista Daniela Spalanca, Responsabile Comunicazione di Medinova: “Il lettore è guidato, automaticamente -scrive Daniela Spalanca- e quasi inconsapevolmente, verso un percorso comunicativo rivoluzionario che porta, però, senza un’attenta analisi ed una necessaria ironia, ad una involuzione del pensiero risucchiato, suo malgrado, in una centrifuga omologante che è la “società

liquida” di cui ha parlato Zygmunt Bauman”.

 

Aspetto questo che caratterizza  lo scrittore e saggista Francesco Pira:  ha deciso di devolvere tutti i diritti d’autore alla LCIF Lions Clubs International Fondation, destinando la somma alla lotta contro il morbillo “Campagna 100”. Il servizio umanitario  costituisce la mission Lions con l’obiettivo di migliorare la vita di milioni di persone, a livello nazionale e internazionale. E Francesco Pira  intende in questo modo offrire un contributo personale e fattivo a questa iniziativa; medesimo  è il fine da conseguire:  concorrere al ben-essere sociale.