Quando in classe affrontiamo
un argomento, raccomando ai miei alunni di andare oltre, di esercitare il loro
spirito critico, di non fermarsi a quello che dico e neanche a quello che dice
il libro. Di recente, mentre parlavamo di Paolo e Francesca, protagonisti del celeberrimo
Quinto Canto dell’Inferno, ho accennato alla versione della storia raccontata
da Boccaccio[1],
secondo il quale Francesca sposò Gianciotto con l'inganno, perché le fu indicato Paolo come sposo che, invece,
era solo il portavoce del fratello Gianciotto. La cosa strabiliante è che il mio
alunno Calderone mi ha chiesto la fonte di quello che stavo affermando...
“Guardate come voi fate, percioché se voi non prendete modo
ad alcuna parte, che in questo parentado egli ve ne potrà seguire scandolo. Voi
dovete sapere chi è vostra figliuola, e quanto ell’è d’altiero animo; e, se
ella vede Gianciotto, avanti che il matrimonio sia perfetto, né voi né altri
potrà mai fare che ella il voglia per marito. E perciò, quando vi paia, a me
parrebbe di doverne tener questo modo: che qui non venisse Gianciotto ad
isposarla, ma venisseci un de’ frategli, il quale come suo procuratore la
sposasse in nome di Gianciotto".
Continuiamo con Boccaccio, che
chiarisce un’altra parte dell’inganno: “Era Paolo bello e piacevole uomo e
costumato molto; e, andando con altri gentiluomini per la corte dell’abitazione
di messer Guido, fu da una damigella di là entro, che il conoscea, dimostrato
da un pertugio d’una finestra a madonna Francesca dicendole:
- Madonna, quegli è colui che dee esser vostro marito.
E così si credea la buona femmina; di che madonna Francesca incontanente in lui pose l’animo e l’amor suo”. La truffa è compiuta, Francesca si vide mettere accanto Gianciotto e non Paolo, che era l’eletto dal suo cuore. Il giovane, dimesso e mesto, Malatesta lasciò il campo al fratello, ma a malincuore... perché nel frattempo si era innamorato della bella cognata. «Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona, che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende».
Giocoforza se lasci la paglia
vicino al fuoco questa prima o poi si incendierà e così accadde, i due cognati
s’innamorarono perdutamente, ma la cosa non sfuggi al gelosissimo Giangiotto! «Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese
del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona». L’uomo
tradito dal fratello voleva ucciderlo e forse, sempre secondo la versione di
Boccaccio, risparmiare Francesca: “[...] Entrato Gianciotto dentro,
incontanente s’accorse Paolo esser ritenuto per la falda del corsetto, e con
uno stocco in mano correndo là per ucciderlo, e la donna accorgendosene
accioché quello non avvenisse, corse oltre presta, e misesi in mezzo tra Paolo
e Gianciotto, il quale avea già alzato il braccio con lo stocco in mano, e
tutto si gravava sopra il colpo: avvenne quello che egli non avrebbe voluto,
cioè che prima passò lo stocco il petto della donna, che egli aggiugnesse a
Paolo. Per lo quale accidente turbato Gianciotto, sì come colui che se medesimo
amava la donna, ritirato lo stocco da capo ferì Paolo e ucciselo: e così amenduni
lasciatigli morti, subitamente si partì e tornossi all’ufficio suo. Furono poi
li due amanti con molte lacrime, la mattina seguente, seppelliti e in una
medesima sepoltura”.
«Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense».
Povera Francesca le avevano
fatto credere che il candidato a sposarla fosse Paolo, lei lo aveva eletto nel
suo cuore, ma lui si era dimesso dal suo ruolo per dare spazio a Gianciotto... che brutto inganno tradire la fiducia di chi
ti ha scelto!
Antonio Montanari però
sostiene che quella di Paolo e Francesca non è stata una
storia d'amore, ma un delitto politico...
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