I Giganti della montagna fu steso intorno al 1933, anche se a quanto pare il pezzo era stato concepito, in forma embrionale, negli anni venti. Come di consueto, questo dramma si basa su una delle Novelle per un anno. Questa volta si tratta di Lo storno e l'Angelo Centuno (1910). Inoltre un personaggio (il lampionaio Quaquèo) è ispirato alla novella Certi obblighi.
Il primo atto aveva un titolo a sé: I fantasmi. Pubblicato in alcune riviste (Dramma; La Nuova Antologia), fu rappresentato per la prima volta a Firenze, il 5 giugno 1937.
Il secondo atto fu dato alle stampe dalla rivista Quadrante. Il pezzo rimase comunque incompiuto a causa della morte del drammaturgo, avvenuta nel 1936.
(Fonte: www.pirandelloweb.com)
Questo video realizzato dalla
classe quinta del Liceo scientifico "Madre Teresa di Calcutta" di Casteltermini (2019-2020) esprime l’intenzione di mettere in scena la “distruzione” della
poesia, intesa in senso più lato come arte e bellezza. Pirandello non riuscì a completare
il terzo atto de “I Giganti della Montagna” che fu ricostruito in prosa, raccogliendo
le indicazioni del padre morente, dal figlio Stefano Pirandello. Il fatto che l’opera
sia rimasta incompiuta contribuisce a renderla straordinariamente affascinante
e moderna, aperta a una pluralità infinita di letture. Abbiamo preso una parte
minima dell’opera e l’abbiamo sviluppata graficamente, riverberando il
frammento e facendolo diventare narrazione. Si legge nella ricostruzione di Stefano
Pirandello: “Gli uomini hanno distrutto
la poesia”. E noi quella distruzione abbiamo voluto sublimarla e renderla immagine.
Come prima cosa abbiamo voluto rendere omaggio alla bellezza architettonica
della chiesa di San Giuseppe, condividendo la convinzione del principe Miškin che
“La bellezza salverà il mondo”.
Poi abbiamo impreziosito la bellezza della
chiesa barocca con l’incanto della danza di Gaia Pensato e della musica
immortale di Vivaldi. Il tema è quello dell’arte che nella riflessione
pirandelliana si ammanta di molteplici valori simbolici, uno per ogni
espressione artistica della nostra terra, uno per ogni tormento dell’autore
agrigentino. La bellezza danza ma deve lottare con delle “nere figure”, che le
occupano lo spazio e cercano di coprirla al fine di non farla vedere. La
sparizione dietro le nere figure rappresenta la distruzione della poesia e
della bellezza. Le nere figure si moltiplicano e la stringono sempre di più
costringendola a ballare in uno spazio sempre più ristretto, la bellezza fa l’ultimo
tentativo alzandosi sulle punte. Le tenebre hanno il sopravvento e Ilse/poesia/arte/bellezza
scompare dalla vista degli uomini, forse in attesa di tempi migliori per
tornare.
Scrive Marianna
Schifano su SikeliaNews: Si può cogliere anche una seconda allusione, anch'essa
molto attuale: la Terra che viene distrutta dagli uomini.
Prezioso, se non
indispensabile, l’apporto di Davide Sclafani, eccellenza castelterminese.
I Giganti della montagna si confronta direttamente con
alcuni dei motivi essenziali dell’immaginario di Pirandello ma soprattutto con la
sua ossessiva riflessione sulle diverse incarnazioni dell’arte come sintesi
assoluta e autentica della vita. Si tratta di un’opera sulla quale l’autore
agrigentino si arrovellò per molto tempo e che non riuscì a portare a termine. Ne
“I Giganti”, attraverso una complessa costruzione mitica, mette a confronto l’immaginario
lontano, che trae origine nell’infanzia dell’autore, con le contraddizioni
proprie della condizione dell’arte nella società moderna. Non è chiaro cosa
rappresentano i giganti forse la preponderanza del lavoro materiale estraneo e
indifferente alla seduzione dell’arte. Dietro l’opera sembra celarsi una sottile polemica contro il
fascismo e contro la sua ossessione per le grandi opere, utili solo a
dimostrare la tracotanza di Mussolini. Nella sofferta opera di Pirandello il piano
simbolico e quello allegorico si fondono in un’atmosfera indistinta. Gruppi di
personaggi si confrontano e oppongono sulla scena, affermando o negando l’arte
come assoluto, sino ad arrivare alla distruzione dell’arte simbolicamente
rappresentata da Ilse.
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