Le “immaginette sacre” o i “santini”, come più comunemente sono chiamati, ci portano a riflettere sul tema della devozione popolare. Se la dedicazione delle chiese e degli altari, se le immagini e le statue che li arricchivano erano la proposta ufficiale del modello di santità sul quale riflettere e da imitare, i santini sono stati (anche o forse soprattutto) gli strumenti di propagazione della devozione in mezzo al popolo e la testimonianza di una fede vissuta nella dimensione personale.
I simboli dei
cosiddetti santini veicolano storia, miracoli, tradizioni e leggende dei Santi
attraverso il linguaggio iconico. Per questo sono contrario alla sostituzione
dei santini “classici”, non me ne vogliano i comitati, con le immagini
fotografiche delle statue che localmente li rappresentano. Si sfiora
l’idolatria e si perde quasi tutto il valore iconografico… nel caso di San
Vincenzo Ferreri cosa ci siamo persi?
Analizziamo
l’iconografia del nostro San Vincenzo Ferreri
L’iconografia
San Vincenzo Ferreri è tra le più varie. Infatti essendo molti
i luoghi in cui è venerato, lo ritroviamo spesso con attributi
iconografici insoliti.
Tuttavia l'iconografia
tradizionale lo vuole rappresentato in abiti domenicani, che abbia la tonsura,
con un braccio alzato che indica l'alto, una fiammella spicca sul suo capo, un
paio di ali stanno alle sue spalle, un angelo suona una tromba, un cartiglio
con il motto " Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judicius
eius...Temete Dio e dategli gloria, poiché è giunta l'ora del suo
giudizio", Ap. 14, 7) ", un libro, un giglio.
L'abito
domenicano
L'abito domenicano è
segno della sua appartenenza ai figli di San Domenico. Nella biografia del
Santo si narra che già dal ventre materno era predestinato a tale vita
religiosa tanto che con visioni e miracoli questa profezia si mostrò alla madre
ancor prima che nascesse.
La
tonsura
La tonsura è segno
della consacrazione nello stato clericale.
Il
braccio alzato
A) Il braccio alzato ha
due significati: A) deriva infatti dal famoso miracolo del muratore. Avendogli
il priore proibito di fare miracoli, perché ne faceva troppi; Vincenzo cominciò
a "contenersi". Un giorno passò da una via e vide un uomo che cadeva
da una alta impalcatura, subito intercedette per lui e l'uomo fu fermato per
aria, ma Vincenzo sapeva di non poter compiere miracoli così lo lasciò lì
sospeso e con profonda umiltà andò a chiedere al Priore di poter intercedere
affinché l'uomo fosse completamente salvo. Giunto sul luogo, il Priore
incredulo, riconobbe la Santità di Vincenzo e gli consentì di salvare l'uomo.
B) il braccio alzato
inoltre indica il Cielo come la vera meta e che tutte le grazie elargite
provengano da lassù e non da lui.
La
fiammella
La fiammella, oltre ad
indicare lo Spirito Santo che lo illuminava, il sapere e la sapienza che lo
caratterizzavano, ricorda il “dono delle lingue”. S. Vincenzo infatti fu un
fervente predicatore, ma anche se parlava solo in spagnolo tutti lo
comprendevano benissimo (come appunto gli Apostoli nel giorno della
Pentecoste).
Il
paio d'ali
Il paio d'ali ci
ricorda le prediche infervorate di S. Vincenzo che lo facevano sembrare
l'Angelo dell'Apocalisse, ma anche per la sua immensa bontà, un serafino. A
Casteltermini le due ali del Santo sono legate ad un episodio “miracoloso” del
quale parleremo in seguito.
L'Angelo
con la tromba
L'Angelo con la tromba
amplifica il messaggio del cartiglio-motto del Santo: l’annunzio imminente
dell'Apocalisse. "Timete Deum et date illi honorem quia venit hora
judicius eius...Temete Dio e dategli gloria, poiché è giunta l'ora del suo
giudizio", Ap. 14, 7)
Il
libro
Il libro è il Vangelo,
attraverso cui S. Vincenzo invita alla conversione e alla sequela Christi.
Alcune volte il libro è aperto e porta inciso in caratteri d'oro qualche passo
del Vangelo. Più spesso nel libro, come avviene a Casteltermini, si legge
il motto del Santo.
La
corona di gigli
Altro attributo (più
raro) del Santo è la corona di gigli o di fiori bianchi, simbolo di purezza.
Prima Puntata - Casteltermini e il suo Santo Patrono
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