domenica 3 gennaio 2021

Dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guarderò io

 


Ho già scritto della catalogazione dei miei libri, di quelli che non mi sono mai stati restituiti e dell’aiuto della mia famiglia; mentre, ancora una volta, discutevamo sull’opportunità di creare una nuova libreria attorno ad una finestra, l’attenzione di Giuseppe, mio nipote, è stata attratta da un libro di Gaetano Di Giovanni dal curioso titolo: “Dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guarderò io”, nell’utilissima ristampa, del 1983, ad opera dei professori Francesco Lo Verde e Giuseppe Spoto, per la Biblioteca Minima di Storia Patria, a cura della scuola media di Casteltermini.

La curiosità si è appuntata soprattutto sul titolo, che così viene spiegato nella prefazione a questa ristampa: “Fu promulgata nel 1877 la legge sulla riforma territo­riale dei comuni di Sicilia e, perché a Cianciana, di cui era allora sindaco, fosse attribuito un più vasto terri­torio, Gaetano Di Giovanni non solo presentò la prevista domanda ma compose anche un’opera di non trascurabile ampiezza: "La circoscrizione territoriale di Cianciana e dei comuni finitimi".

Non occorre molta fantasia per immaginare che anche le più sacrosante rivendicazioni di un comune avrebbero cozzato contro diritti acquisiti o aspirazioni accampate da altri, suscitando vespai e generando controversie a catena".



L’opera di Gaetano Di Giovanni provocò l’aspra reazione dell’avvocato Luigi Tirrito da Castronovo, che in precedenza aveva manifestato, ricambiato, “sentimenti di stima e di amicizia che si innalzavano al di sopra delle divergenti opinioni su alcune ipotesi archeologiche e topografiche”. Tirrito aggredì pesantemente il povero Di Giovanni che si difese appunto con: “Dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guarderò io”. Cosa scrisse Tirrito dello storico Castelterminese? Lo deduciamo dallo stesso scritto, nel quale Di Giovanni con una elegante preterizione[1], cioè facendo finta di volere tacere, anzi di non ripetere, quello che contro di lui aveva scritto Tirrito, restituisce pan per focaccia le offese, dando una lezione di eleganza all’avvocato di Castronovo.

Leggiamo direttamente da Di Giovanni:

“Ma qui giunto è tempo di dare una scorsarella ai libretti del mio, per altro, egregio amico; e ciò facendo io non seguirò a costui in tutto le sue asserzioni, né scriverò con la stessa sua inurbanitate; non essendo mia abitudine, conviene che qui lo replichi, di trascurare i riguardi personali, specialmente quando ho da fare con gente che mi ha onorato della sua amicizia.

E quindi io non dirò al mio riverito amico che egli è un ILLUSO, un ALLUCINATO, un INEBRIATO, un ESALTATO, un CERVELLINO, un ABERRATO, un DELIRANTE, un ESAGERATO, uno STRANO, un IMMAGINOSO, Un ECCENTRICO, un UTOPISTA; né il dirò ARBITRARIO, ILLEGALE, SPOGLIATORE, AGGRESSORE, CUPIDO, ARROGANTE, ABBINDOLATORE, PERTURBATORE, AMBIZIOSO, MAFIOSO, MOLESTO, SPIETATO; né lo dirò ADULATORE, SCONVENIENTE, INOPPORTUNO, RUVIDO, NOVATORE; né ironicamente, ILARE, INTRAPRENDENTE, INTREPIDO e CORAGGIOSO; né che PROMUOVE LA ILARITÀ GENERALE O SUSCITA LE LAGRIME; né farò il pio desiderio di SOTTOMETTERLO AD UN’INCHIESTA; né lo costringerò a turarsi il naso innanzi alle SPORCHEZZE, né condurrò lui, assuefatto oramai ad abitare in una culta e precipua città, fra le MISERIE di CASALI e casalini.

Oibò ! Ho molto rispetto per l’amico mio ed un po’ anche per la mia dignità : se non che un po’ di' vivacità è bene che io pur l’adoperi, ma non tanto da discostarmi dalla mia abituale calma, e dalle buone regole che la civiltà comanda.

Che meraviglia di accumulazione[2]!



 

 



[1] La preterizione è una figura retorica che consiste nell’affermare di voler tacere qualcosa di cui tuttavia si parla o comunque si fa cenno. L’effetto ricercato è, in realtà, di mettere in evidenza ciò che apparentemente viene tralasciato. Nel discorso comune compaiono molte forme rituali di preterizione: meglio non parlare di…, per non dire… ecc.).

 

[2] L'accumulazione (dal latino tardo accumulatǐo, -ōnis) è una figura retorica che consiste nel mettere insieme una serie di membri o di termini linguistici accostati in modo più o meno ordinato o anche in modo caotico e senza un percorso strutturale o logico predefinito.

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