Ho già
scritto della catalogazione dei miei libri, di quelli che non mi sono mai stati restituiti e dell’aiuto della mia famiglia; mentre, ancora una volta,
discutevamo sull’opportunità di creare una nuova libreria attorno ad una
finestra, l’attenzione di Giuseppe, mio nipote, è stata attratta da un libro di
Gaetano Di Giovanni dal curioso titolo: “Dagli amici mi guardi Dio che
dai nemici mi guarderò io”, nell’utilissima ristampa, del 1983, ad opera dei
professori Francesco Lo Verde e Giuseppe Spoto, per la Biblioteca
Minima di Storia Patria, a cura della scuola media di Casteltermini.
La curiosità si è appuntata
soprattutto sul titolo, che così viene spiegato nella prefazione a
questa ristampa: “Fu promulgata nel 1877 la legge sulla riforma territoriale
dei comuni di Sicilia e, perché a Cianciana, di cui era allora
sindaco, fosse attribuito un più vasto territorio, Gaetano Di Giovanni non solo
presentò la prevista domanda ma compose anche un’opera di non trascurabile ampiezza:
"La circoscrizione territoriale di Cianciana e dei comuni finitimi".
Non occorre
molta fantasia per immaginare che anche le più sacrosante
rivendicazioni di un comune avrebbero cozzato contro diritti acquisiti o
aspirazioni accampate da altri, suscitando vespai e generando controversie a
catena".
L’opera di Gaetano Di Giovanni
provocò l’aspra reazione dell’avvocato Luigi Tirrito da Castronovo, che in
precedenza aveva manifestato, ricambiato, “sentimenti di stima e di amicizia
che si innalzavano al di sopra delle divergenti opinioni su alcune ipotesi
archeologiche e topografiche”. Tirrito aggredì pesantemente il povero Di
Giovanni che si difese appunto con: “Dagli amici mi guardi Dio che dai
nemici mi guarderò io”. Cosa scrisse Tirrito dello storico Castelterminese? Lo
deduciamo dallo stesso scritto, nel quale Di Giovanni con una elegante preterizione[1],
cioè facendo finta di volere tacere, anzi di non ripetere, quello che contro di lui
aveva scritto Tirrito, restituisce pan per focaccia le offese, dando una
lezione di eleganza all’avvocato di Castronovo.
Leggiamo
direttamente da Di Giovanni:
“Ma qui
giunto è tempo di dare una scorsarella ai libretti del mio, per altro, egregio
amico; e ciò facendo io non seguirò a costui in tutto le sue asserzioni, né scriverò
con la stessa sua inurbanitate; non essendo mia abitudine,
conviene che qui lo replichi, di trascurare i riguardi personali, specialmente
quando ho da fare con gente che mi ha onorato della sua amicizia.
E quindi io
non dirò al mio riverito amico che egli è un ILLUSO, un ALLUCINATO, un INEBRIATO,
un ESALTATO, un CERVELLINO, un ABERRATO, un DELIRANTE, un ESAGERATO, uno
STRANO, un IMMAGINOSO, Un ECCENTRICO, un UTOPISTA; né il dirò ARBITRARIO,
ILLEGALE, SPOGLIATORE, AGGRESSORE, CUPIDO, ARROGANTE, ABBINDOLATORE, PERTURBATORE,
AMBIZIOSO, MAFIOSO, MOLESTO, SPIETATO; né lo dirò ADULATORE, SCONVENIENTE,
INOPPORTUNO, RUVIDO, NOVATORE; né ironicamente, ILARE, INTRAPRENDENTE,
INTREPIDO e CORAGGIOSO; né che PROMUOVE LA ILARITÀ GENERALE O SUSCITA LE
LAGRIME; né farò il pio desiderio di SOTTOMETTERLO AD UN’INCHIESTA; né lo costringerò
a turarsi il naso innanzi alle SPORCHEZZE, né condurrò lui, assuefatto oramai
ad abitare in una culta e precipua città, fra le MISERIE di CASALI e casalini.
Oibò ! Ho
molto rispetto per l’amico mio ed un po’ anche per la mia dignità : se non che
un po’ di' vivacità è bene che io pur l’adoperi, ma non tanto da discostarmi
dalla mia abituale calma, e dalle buone regole che la civiltà comanda.
Che
meraviglia di accumulazione[2]!
[1]
La preterizione è una figura retorica che
consiste nell’affermare di voler tacere qualcosa di cui tuttavia si parla o
comunque si fa cenno. L’effetto ricercato è, in realtà, di mettere in evidenza
ciò che apparentemente viene tralasciato. Nel discorso comune compaiono molte
forme rituali di preterizione: meglio non parlare di…, per non
dire… ecc.).
[2] L'accumulazione (dal latino tardo accumulatǐo, -ōnis) è una figura retorica che consiste nel mettere insieme una serie di membri o di termini linguistici accostati in modo più o meno ordinato o anche in modo caotico e senza un percorso strutturale o logico predefinito.
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