Il
Quoziente d’Intelligenza (QI) medio della popolazione mondiale è in continuo
aumento (effetto Flynn). Questo almeno dal secondo dopoguerra fino alla fine
degli anni ’90. Da allora il QI è invece in diminuzione...
È
l’inversione dell’Effetto Flynn. La tesi è ancora discussa e molti studi sono
in corso da anni senza riuscire a placare il dibattito. Sembra che il livello
d’intelligenza misurato dai test diminuisca nei Paesi più sviluppati. Molte
possono essere le cause di questo fenomeno. Una di queste potrebbe essere
l'impoverimento del linguaggio. Diversi studi dimostrano infatti la diminuzione
della conoscenza lessicale e l'impoverimento della lingua: non si tratta solo
della riduzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze linguistiche
che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso. La graduale
scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro,
participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato
al momento: incapace di proiezioni nel tempo. La semplificazione dei tutorial,
la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono esempi di “colpi
mortali” alla precisione e alla varietà dell'espressione. Solo un esempio:
eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo
rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente
l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno
parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni
e meno possibilità di elaborare un pensiero. Gli studi hanno dimostrato come
parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente
dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. Senza
parole per costruire un ragionamento, il pensiero complesso è reso impossibile.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare. La storia è ricca di
esempi e molti libri (Georges Orwell - 1984; Ray Bradbury - Fahrenheit 451)
hanno raccontato come tutti i regimi totalitari hanno sempre ostacolato il
pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non
esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza
parole. Come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il
condizionale? Come si può prendere in considerazione il futuro senza una
coniugazione al futuro? Come è possibile catturare una temporalità, una
successione di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri, e la loro
durata relativa, senza una lingua che distingue tra ciò che avrebbe potuto
essere, ciò che è stato, ciò che è, ciò che potrebbe essere, e ciò che sarà
dopo che ciò che sarebbe potuto accadere, è realmente accaduto? Cari genitori e
insegnanti: facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri
studenti. Insegnare e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se
sembra complicata. Soprattutto se è complicata. Perché in questo sforzo c'è la
libertà. Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia,
scontare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature,
tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della
mente umana.
Non
c'è libertà senza necessità. Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.
Christophe
Clavé
È tutto profondamente vero....
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