lunedì 28 dicembre 2020

Come la ricorda Rondelli: via Trieste un racconto senza memoria (Puntata 1)

 


Titolo prima puntata: via Trieste un racconto senza memoria

                La malattia di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che annulla la memoria delle persone, e siccome l’uomo è memoria, l’Alzheimer annulla le persone. Questa malattia ha colpito mia madre, e prima di lei i miei nonni, noi in dialetto castelterminese la chiamavamo semplicemente “arteri”, avi l’arteri. Confondendola, noi e forse anche i dottori con l’arteriosclerosi.  Nella malattia di Alzheimer, la memoria dei fatti recenti tende ad essere la più colpita, mentre la memoria a lungo termine resiste per molti anni dall'inizio della malattia. Accade così che i malati di demenza ricordino cose che hanno fatto anni prima, ma non riescano a ricordare se hanno già fatto colazione.

    Nel caso di mia madre, ma anche dei miei nonni, questo meccanismo ha fatto riaffiorare delle memorie lontanissime. Per esempio mia madre, appena faceva buio, mi diceva di accompagnarla a casa sua in via Trieste, mio nonno mi raccontava della guerra e mia nonna spiriti, fantasmi e malelune. Io queste memorie non voglio che si perdano, e con i miei amici abbiamo deciso di ricostruirle, magari in maniera fallace, e là dove sbaglieremo ci aiuterete a precisarle e migliorarle.

    Torniamo a mia mamma. La via Trieste di mia madre è questa, quello che vedete è l’antiquarium, un tempo credo laboratorio Di Pisa. Mia madre abitava in questa strada che era bambina, questa è la sala Di Pisa. In questa strada bazzicava spesso, almeno nei racconti di mia madre, Michele Guardì, che mia madre descrive come un bambino, "rivirsu", ma allegro e simpatico, una sorta di piccola canaglia, fissato, sempre a detta di mia madre, con le processioni. Quest’ultima parte non la capisco bene. Questa è la porta dove abitava mia madre e di fronte, mi raccontava, abitavano due famiglie tunisine. A suo dire perfettamente integrate nel tessuto sociale del nostro paese, in una Casteltermini migliore rispetto a quella del razzismo social di

    Di Enzo Di Pisa mia madre ricordava poco, se non inserendolo nella piacevole colonia estiva castelterminese, che invadeva il lido Tritone, poi Àncora, a Porto Empedocle. La memoria di Enzo Di Pisa è affidata al “Premio Enzo Di Pisa” e a questo teatro a lui dedicato. Il nostro teatro ha una storia eccezionale. Da questo teatro sono passati grandi attori, registi, scrittori. Questo teatro, smontate le poltroncine, diventava sala da ballo, vi si tenevano i rinfreschi per i matrimoni.

    Siamo in possesso di un documento che del 1801 afferma che del Teatro esistevano soltanto le mura ed una parte di sola aerea, è ragionevole pensare che almeno cento anni prima, e quindi verso il 1700, a Casteltermini dovette esistere un teatro di proprietà privata.

    Questo spiega perché Casteltermini ha una “Porta Teatro”  e un quartiere che si chiama “Porta Teatro”, perché il teatro è impresso nel DNA della nostra comunità. Non è un dettaglio da poco... in altri paesi in altre città ci sono “Porta Palermo”, “Porta Agrigento”, “Porta di Ponte”, noi abbiamo “Porta teatro”. Casteltermini un tempo si apriva al mondo, accogliendolo con un teatro...



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